Stringere le mani?
Oggi, con il coronavirus, pensiamo che sia meglio non farlo.
Ma 100 anni fa Trilussa, pur senza rischio di contagio, aveva già capito tutto…
La stretta de mano
Quela de da’ la mano a chissesia
nun è certo un’usanza troppo bella:
te pô succede ch’hai da strigne quella
d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia.
Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quanno ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d’una malatia
che t’entra in bocca e va ne le budella.
Invece, a salutà romanamente,
ce se guadagna un tanto co’ l’iggene
eppoi nun c’è pericolo de gnente.
Perché la mossa te viè a di’ in sostanza:
Semo amiconi… se volemo bene…
ma restamo a una debbita distanza.
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
Nota: Trilussa era un antifascista più che convinto. La poesia pertanto non va assolutamente letta come un elogio al saluto romano, anzi in realta vuole rappresentare una parodia satirica del pensiero fascista.
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La prevenzione
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